Investimento responsabile: un mercato ogni anno più maturo

28/11/2019

Gli articoli presentati in questa rivista illustrano quanto i professionisti stiano prendendo sul serio il tema dell'investimento sostenibile e responsabile, sia per la portata delle iniziative che per la diversità degli obiettivi attesi.

Possiamo quindi legittimamente chiederci come mai tutte queste buone intenzioni e questo duro lavoro non riescano a fare breccia tra l'opinione pubblica e gli investitori. L'insufficiente comunicazione sul rapido sviluppo del SRI offre una risposta soddisfacente a questa domanda? O è semplicemente una scusa per evitare di affrontare un problema più complesso nella sua analisi e ricerca di soluzioni?

Tutti i segnali di una crisi adolescenziale

Senza rimettere in discussione la sincerità delle politiche di investimento sostenibile adottate dagli asset manager o sottovalutare i risultati ottenuti, il problema è che oggi cogliamo diversi segnali di una certa crisi adolescenziale nel settore degli investimenti sostenibili e responsabili:

  • L'esistenza di un numero elevato di concetti (investimenti green, investimenti etici, esclusioni basate su norme, global compact, principi di investimento responsabile, investimenti sostenibili, investimenti socialmente responsabili, obiettivi di sviluppo sostenibile, ecc.) è fonte di una certa confusione, a volte anche all'interno di comunità informate;
  • L'utilizzo di vari tipi di processi di selezione (Best-in- Universe, Best-in-Class, Leaders, Thematic, Carbon focus) aumenta l'ambiguità;
  • Le metodologie sviluppate, proprietarie o open source, non specificano chiaramente il loro campo di applicazione o la loro granularità (si tratta di un impatto locale o più globale, dalla progettazione al riciclaggio? Come indicato dal Financial Times nel novembre 2017, nel corso del suo ciclo di vita complessivo un veicolo Tesla produce più CO2 di un'auto di media cilindrata per un utente tipico del Midwest americano);
  • e quindi la mancanza di una metodologia condivisa e di strumenti di misura riconosciuti. Pertanto, in queste condizioni, come possiamo valutare la vera natura degli sforzi più convincenti intrapresi quando le possibilità di confronto sono limitate? Come possiamo mostrare i progressi compiuti quando gli strumenti non forniscono una misura indiscutibile della velocità di trasformazione dei modelli? E quindi, come possiamo aspettarci che i clienti retail, che non dispongono dei mezzi di analisi critica dei clienti istituzionali, si facciano un'opinione da tutte queste iniziative di vendita?
  • Una proliferazione di etichette che coprono varie "tonalità di green", molte delle quali basate sull'autocertificazione…
  • Comunicazioni vergognose su alcuni prodotti che dichiarano di essere "green" quando spesso si tratta solo di greenwashing.

Le aspettative degli investitori per quanto riguarda la performance sono molto diverse, il che porta a un crescente senso di confusione. Alcuni investitori, ad esempio, cercano rendimenti più elevati in tecnologie o campi emergenti che presentano un rischio percepito maggiore, come un progetto relativo a uno stabilimento industriale che cattura la CO2 nell'ambiente. Altri investitori sono soddisfatti dei rendimenti inferiori grazie al finanziamento di tecnologie più mature, come un parco eolico a terra. Troppo spesso gli investitori confrontano questi rendimenti con quelli ottenuti con gli investimenti tradizionali su un arco di tempo simile. L'esempio della Norges Bank è emblematico a questo proposito: alla fine del 2018 il governo norvegese, azionista di maggioranza della banca, ha deciso di rivedere la propria politica di investimento in asset "green" perché la gestione etica, che consiste nell'escludere alcuni settori e gruppi da un portafoglio, pesa sulla performance1.

Non si tratta di un elenco esaustivo; esistono molti altri esempi che potrebbero giustificare queste difficoltà, spesso legittime, che alimentano il senso di crisi adolescenziale.

Soluzioni per guardare al futuro

Alla luce di queste osservazioni, che possono apparire molto serie, sono state lanciate numerose iniziative per affrontare tali difficoltà, spesso inevitabili, relative a questioni ricche di sfaccettature quali le trasformazioni ambientali e sociali e la lotta al riscaldamento globale.
Le strategie per l'integrazione dei criteri ESG richiedono metodologie chiare e più sofisticate rispetto al metodo di "esclusione" ampiamente utilizzato al momento del lancio del SRI. Alcuni asset manager hanno quindi definito la propria metodologia e sono in grado di giustificare e argomentare le proprie scelte di investimento.

Le metodologie devono basarsi su dati affidabili e verificabili nel modo più ampio possibile. I fornitori di dati hanno capito di poter svolgere un ruolo chiave in questo nuovo mercato. In tale mercato specializzato sta emergendo una tendenza al consolidamento, ad esempio con l'acquisizione di Oekom da parte di ISS o di Vigeo da parte di Moody's, ed è chiaro che i fornitori di dati americani possiedono attualmente una quota di mercato importante.
Le iniziative pubbliche e le autorità di mercato partecipano a questo processo, portando avanti gli sforzi di incentivazione e regolamentazione già messi in atto per rendere l'investimento responsabile più appetibile e misurabile. A livello europeo, sono attese le conclusioni dei gruppi TEG/HLEG, in particolare per definire la tassonomia. Tuttavia, gli analisti più sofisticati chiedono flessibilità, in particolare sul versante ambientale, siccome non tutti gli effetti e le cause sono sufficientemente noti.

È responsabilità di tutti trovare le soluzioni adeguate per procedere con l'attuazione di un modello SRI efficiente. In ogni caso è certo che uno dei fattori chiave per il successo sarà il giusto equilibrio tra le iniziative private e quelle attuate dai regulator e dai legislatori.

Tutto sommato, si tratta di un obiettivo così sconfinato da sembrare irraggiungibile in un mondo dove l'impazienza regna sovrana. Oltre a rappresentare un progetto straordinario per le generazioni in cerca di sfide, è anche la condizione necessaria per ripristinare la fiducia reciproca tra investitori e asset manager. È questa la vera risposta alla crisi?

 

(1) Dal 2014 i portafogli azionari di società che incorporano aspetti ambientali hanno fornito un rendimento medio annuo del 6,2%, a fronte del 10,6% dei portafogli azionari in generale. (collegamento Internet).